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Fabrizio Fabbroniarte - Perugia

Artista eclettico, critico d’arte e art director di eventi d’arte. Accademico di merito ABAPG

MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019

Pubblicato su 24 Ottobre 2019 da fabbroniarte

MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019
MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019
MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019
MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019
MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019
MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019

Questa mia attenzione ai visi ed alla fisiognomica delle persone viene da lontano, era un’attenzione che avevano i nostri vecchi, che prima di stringere la mano ad uno sconosciuto, lo guardavano bene in viso, l’atto della stretta di mano era non solo un atto di saluto ma anche di accettazione. Cresciuto con questo modo di valutare la persona che hai di fronte, mi è sempre venuto facile avere una curiosità particolare per i lineamenti del volto, finché il caso non mi ha messo di fronte ad un ritrovamento, che ha accentuato ancora di più la mia naturale curiosità.  Ho insegnato per moltissimi anni in Accademia a Perugia, avevo la cattedra di scenografia e scenotecnica, stavo facendo lezione, era il 1984 quando venne il terremoto che rese inagibile circa i due terzi dell’edificio.  Vennero approntati da subito spazi di fortuna per proseguire le attività didattiche ed amministrative, di li a poco iniziarono i lavori di risistemazione degli spazi, alla fine degli anni i miei corsi erano sistemati in due aulette del vecchio museo, da una di queste aule si poteva accedere al sottotetto attraverso una porta.  La curiosità dell’oltre era forte, e una mattina, che non avevo ancora studenti, ho aperto la porticina e sono entrato. Ho trovato un luogo magico, un piccolo ambiente in cui erano accatastate una quantità di oggetti vecchi e calchi in gesso, furono proprio quelli ad attrarre la mia attenzione, cominciai a spostarli e trovai dei calchi di visi, con su attaccati peli, che lì per lì, non compresi. Chiamai il curatore dei beni ed insieme ritirammo fuori alla luce una decina di calchi, mi spiegò che non sapeva nulla della loro esistenza, anzi ne era ben felice, perché era a conoscenza che gli studenti di scultura, quando ancora a Perugia c’era la pena di morte per impiccagione, dopo ogni esecuzione, venivano mandati nella camera mortuaria del carcere a fare i calchi del viso e poi a scuola facevano il controcalco, questi che avevamo ritrovato erano i controcalchi, probabilmente degli ultimi condannati con l’impiccagione. La cosa impressionante di questi calchi è che ancora hanno i peli della barba e dei capelli attaccati e le espressioni di quei volti, ovviamente di dolore e di tristezza, tutta gente del popolino di Perugia, che commettevano reati gravi per fame e per ignoranza, istigati da una povertà vera, che si rilegge in quei volti ossuti e consunti.    Ora quei calchi sono nel patrimonio dell’Accademia, a me è rimasta la soddisfazione di averli ritrovati, ma anche tanta curiosità nel capire come un volto e le sue espressioni possa indicare l’indole di una persona a me sconosciuta, così è iniziato il mio percorso di studio della fisiognomica.  

L’idea della mostra “Parvenze” nasce dalla lettura di un testo sui disegni preparatori che Leonardo faceva per trovare le giuste espressioni e le fisionomie da inserire nelle sue opere.  L’artista contemporaneo non è il mero esecutore di ciò che il mondo e la natura gli mostra, e non può essere colui che lascia al caso della scolatura del colore la realizzazione della sua opera. In questo la storia ci viene molto in aiuto e la conoscenza dell’antichità ci permette di apprendere il valore della ricerca, non certo fine a se stessa, ma rivolta al supporto del proprio metodo di lavoro. Da quando ho cominciato a propormi in mostre personali e collettive, era il lontano 1974, ho capito quanto fosse importante, per me artista, proporre opere che partissero da una mia ricerca, sia interiore che documentativa, non per farne una copia ma per dare una mia interpretazione logica.  Questo è stato il mio percorso sino ad oggi. In quel periodo ci sono stati violenti innamoramenti, che mi porto dentro, dei momenti della storia del mondo, dei popoli, delle loro leggende, delle guerre, degli scrittori antichi. L’antichità mi affascina perché non ha contaminazioni, se si studia un popolo, una storia, un personaggio, ci si cala in un periodo duro, difficile, ma che è quello senza contaminazioni come accade per il nostro mondo degli ultimi cento anni. Ecco perché sono un appassionato cultore degli artisti rinascimentali, dediti alla ricerca ed all’invenzione. Come non si può ammirare, oltre a Leonardo, Piero della Francesca per le sue prospettive o il Bramante o Michelangelo per le loro invenzioni strutturali, o tanti altri che con i loro studi ed applicazioni hanno contribuito alla nascita del mondo contemporaneo.  Così, e mi capita spessissimo, se incontro nelle mie letture un argomento che mi interessa parte il mio desiderio di ricerca.  Per “Parvenze” tutto è nato dalle immagini di personaggi, presenti negli studi e nei disegni di Leonardo, affascinanti nelle loro espressioni, nelle loro rugosità, nelle loro imperfezioni, che li fanno diventare personaggi unici e irripetibili, personalmente, ci trovo dei messaggi lanciati, attraverso la mano di Leonardo, da persone del popolino del tempo, che gridano le loro condizioni, la loro fame, la loro povertà. Il mio percorso di ricerca è poi proseguito con molti altri sino a giungere a Lombroso e le sue teorie fisiognomiche.   Siamo completamente fuori dall’arte, Cesare Lombroso, penso che di arte ne sapesse ben poco, era un medico, antropologo, sociologo, filosofo e giurista, nonché esponente della corrente positivista, è per definizione il padre della criminologia moderna. Dopo approfonditi studi teorizzò il concetto di “criminale per nascita” riconoscibile dalle caratteristiche anatomiche del volto e del comportamento. Ovviamente la teoria di Lombroso è molto vasta e approfondita e non si può certamente spiegare in due righe, ma ciò che maggiormente mi ha colpito è l’ardita vicinanza dei disegni di Leonardo e la sua teoria: Leonardo ci mostra la difficoltà della vita delle sue persone, persone che con Lombroso divengono potenziali criminali, è come il cerchio che si chiude intorno all’immagine esteriore dell’uomo. Nei volti di Leonardo e di altri ho ritrovato i calchi dell’Accademia, come nelle teorie di Lombroso, lineamenti difficili, ossuti, con espressioni cupe e furbesche possono realmente trasmettere l’idea della persona delinquente. Anche oggi quante volte abbiamo pensato guardando una foto su di un giornale o in televisione: “quello ha proprio la faccia da delinquente”, magari non lo è ma a noi ci dà proprio quella idea. Tradurre tutto questo in opere, cercando di mettere in ciascuna frammenti della propria ricerca non è stato assolutamente facile e questa mostra vuol essere uno “step”, un cercare una verifica dei significati e dell’anima di ogni opera, che è nata da un pezzettino di elaborazione, lo studio delle forme, dei colori, della presentazione.  Così nascono i volti, le espressioni, le forme che non vogliono richiamare nessun volto reale, non sono un figurativo, ma personaggi ideali stereotipati che sono parte del mondo contemporaneo. La tecnica è un elemento importante nella proposizione di queste opere ed esce dai canoni del mio modo di lavorare, qui c’è il “dipingere”, lo scegliere il colore per dare un’immagine, c’è un disegno minimale per dare e proporre forme, c’è, insomma la mia volontà di dare un’immagine.

A voi il giudizio.

MOSTRA PERSONALE "PARVENZE", Centro Culturale Casa Cajani, Gualdo Tadino - 4 ottobre/3 novembre 2019
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