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Fabrizio Fabbroniarte - Perugia

Artista eclettico, critico d’arte e art director di eventi d’arte. Accademico di merito ABAPG

PERUGIA: UNA CITTA' PER LA CULTURA

Pubblicato su 14 Settembre 2012 da fabbroni arte e design in Articoli

Fu di due o tre anni fa una manifestazione nazionale sulla morte della cultura ed a Perugia eravamo (non moltissimi) in piazza della Repubblica con i bavagli neri alla bocca, perchè l'allora Governo faceva di tutto per silenziare qualsiasi espressione culturale.

Da allora le cose non è che siano migliorate, anzi, se c'è da tagliare nei bilanci il primo è quello della cultura, come se essa non fosse un bene da proteggere e valorizzare. Questo che sta avvenendo, finalmente, ha fatto comprendere che i periodi di "vacche grasse" sono finiti e che ci si deve rimboccare le maniche.    

I valori veri di operatori culturali bravi emergono a discapito di coloro che erano abituati a bivaccare nell'assistenzialismo, hanno cominciato a pensare ad attività a costi limitatissimi o addirittura a costo zero, si è cominciato ad usare sistemi alternativi di produzione, a mettere sul tappeto le idee, senza per questo mettere a discapito la qualità del proprio lavoro.     

Personalmente credo molto nella esperienza che si andrà a fare con la Fondazione Perugiassisi 2019, perchè, finalmente, al di la del risultato finale, con studi appropriati, si proporrà un'idea nuova di questa regione e della sua cultura.     

La cultura che recupera gli spazi perduti o li crea exnovo, toglie il concetto di mummificazione, fa progetti per una città futuribile, ma attaccata al concreto, che fa conoscere ed amare la città ai propri cittadini, che fa conoscere ai cittadini stranieri il valore di abitare una città come Perugia.     

Mi auguro che si giungerà ad una proposta seria sul marketing della cultura, cioè, avere quella progettualità che rende la cultura produttiva,  uscendo da canoni vecchi e contemplativi.

Per meglio comprendere quanto sto affermando, faccio un esempio.    

La Mostra del Signorelli.       

Ho letto articoli sul mancato raggiungimento numero dei visitatori che erano stati preventivati dagli organizzatori, tralasciando il valore culturale della mostra. Se un limite lo ha avuto è che alla fine è risultata essere la "solita mostra di un grande pittore", che ha seguito i soliti canoni tanto cari agli studiosi, ma molto meno ai visitatori che, spesso, studiosi non sono.     E' mancato "lo scatto" che fa di una mostra "una grande mostra", di cui parlano tutti e non solo gli studiosi.  Ecco, secondo me, una mostra importante, che richiede un impegno economico importante, non può prescindere da un'analisi approfondita sui potenziali fruitori(come le scuole), dal marketing, dalla sue vendibilità, dai scelta dei tempi, che travalicano i canoni consueti per aprire ad idee propositive nuove, dall'allestimento alla comunicazione, agli eventi collaterali. 

Perugia non ha mai avuto bisogno di un modo fare cultura di importazione, se ne è fatta tanta e, probabilmente, si proseguirà a farla, ma ci si dovrà rendere conto che nella gente non lascia traccia e non ha nemmeno bisogno di quella cultura salottiera che tanto piace a quella parte della città che crede ancora nella Perugia del passato che non esiste più.   La città deve far crescere i propri operatori culturali e creare una coscienza culturale che va ben oltre al "farsi vedere".

 

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